“La terza dimensione” di MP5 si sviluppa come un nastro continuo di figure in bianco e nero, dipinte direttamente sui loggiati del Museo, tra piano terra e primo piano. Una coreografia visiva che richiama i fregi classici e, per imponenza, fa pensare agli affreschi della Cappella Sistina, ma con un linguaggio totalmente contemporaneo.
Il segno di MP5 è immediatamente riconoscibile: incisivo, radicale, fluido, si muove fuori da categorie e generi, mantenendo una coerenza stilistica che non cede a compromessi. L’opera si presenta come un inno alla differenza e all’intimità, dove corpi e identità si intrecciano in una narrazione collettiva, capace di parlare a tutti con poesia e potenza visiva.





