Isabella Caserta porta in scena una riflessione potente sull’incomunicabilità, attraverso una donna sospesa in una condizione estrema di solitudine. Tre interpreti – voce, gesto e danza – danno forma all’anima frammentata della protagonista: Isabella Caserta stessa con la voce, Alessandra Marigonda nella lingua dei segni e Martine Susana col corpo.
È un racconto fatto di assenze e resistenze, dove il silenzio non è vuoto ma materia viva. La donna al centro della scena non parla con il mondo, ma si racconta – ostinata, ironica, dolente – in un dialogo interiore che si traduce in movimento, ritmo, vibrazione. Un lavoro nato dal percorso del Teatro Scientifico di Verona con artisti sordi, che qui trova una sintesi poetica e intensa, capace di toccare senza bisogno di spiegare.