A 35 anni dalla sua riscoperta moderna ad opera di Orazio Costa, questa bizzarra vicenda rinascimentale ritorna in scena in una nuova e libera versione curata da Angelo Savelli. Si racconta del povero legnaiuolo Manetto e della beffa ordita alle sue spalle da una brillante Brigata di fiorentini agli ordini di Filippo Brunelleschi. Si farà credere a Manetto di essere un’altra persona, un certo Matteo Mannini, fannullone che vive alle spalle dei parenti. Con la complicità di un gran numero di persone, la beffa riesce al punto di far dubitare alla vittima della propria stessa identità e lo costringerà a trasferirsi in Ungheria per fuggire il ridicolo. Uno spettacolo divertente, dinamico e popolare, ma anche un curioso spaccato della vita fiorentina dei primi anni ruggenti del Rinascimento in cui nobili, artigiani ed artisti condividevano lo stesso gusto per la vita e per l’arte e mettevano le basi per la costruzione di quel l’inconfondibile “carattere fiorentino” fatto di intelligenza, gusto, cinismo ed ironia che ancora oggi caratterizza i più veraci rappresentanti di questa inimitabile città.

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LA BEFFA DEL GRASSO LEGNIAIUOLO
