MATERIA PRIMA FESTIVAL
È arduo raccontare il fenomeno, del tutto teatrale, che Au Bord rappresenta. Au Bord chiede di andare sulla scena, di essere portato in pubblico. È una lotta potente fra parole e silenzi, tra le parole e il piacere, tra le parole e le immagini. È una lingua fatta di grida e di rumori, capace di dire l’enormità del desiderio e del dolore, di parlare dell’intimità dell’essere, di andare lì dove fa più male, di avvicinare l’indicibile. È un magnifico cerimoniale della passione e un sacrilegio di fronte alle idee e all’estetica condivise dove il senso primo dell’immagine (di quella immagine) si smorza nella generazione osmotica e continua di nuove immagini. Una continua sovrapposizione, una continua rilettura che ci tiene al guinzaglio.
Come portare in scena questo “attraversamento”, questo soffermarsi su un’immagine fotografica – così inumana da respingerci e allontanarci – fino a bucarla, depistarla, farla parlare di noi?