Le armi giocattolo per giocare alla guerra, sono alla base dello spettacolo Alle armi del giovane gruppo Hombre Collettivo, che persegue la sua poetica tramite l’ibridazione e la contaminazione di tecniche e codici, e la ricerca di punti di incontro tra il cosiddetto teatro d’oggetti e il teatro civile. Lo spettacolo affronta la complessa questione della produzione di armi, di cui l’Italia è l’ottavo esportatore al mondo. “Da una parte, la necessità reale o presunta di difendere uno stato, un territorio, i suoi confini, la sua stessa esistenza. Dall’altra, le regole ferree di un mercato spietato, che necessariamente segue i propri interessi e non fa distinzioni.” – racconta il regista Riccardo Reina – “Un conflitto d’interessi senza fine, anche se con obiettivi ben determinati. Un ballo armato fino ai denti, oltre che mascherato. Con il gioco la violenza si sublima -e in ciò forse concentra, invece che disperderlo, il proprio veleno- attraverso ciò che è proprio dell’infanzia, e per associazione, dell’innocenza, laddove riscopriamo da sempre quell’impulso -dovremmo chiamarlo istinto?- a giocare col fuoco. Più che un titolo, Alle armi è una formula: una dichiarazione d’intenti, e insieme un grido d’allarme. E forse anche un’esortazione, un appello. A prendere le armi, certo: ma quali?”.